È una questione di qualità
Sapete quanti libri sono stati pubblicati lo scorso anno nel mondo? 1.668.333! Un numero enorme per l’attuale mercato editoriale sempre più sovrappopolato di titoli e novità in uscita. Un’enormità per i lettori sempre più disorientati da queste quantità. Pensate che la vita media di un libro sul mercato è di appena 90 giorni. Dopo questa data il 70% dei titoli non viene più considerata “una novità” perdendo così spazio e appeal in un mercato che fa dell’incessante lancio di nuovi libri e ebook il suo presunto punto di forza (sbagliando!).
Questo perché la quantità non sempre coincide con la qualità dei prodotti editoriali. La qualità è un concetto assai complesso, e lo è anche in ambito editoriale. Quando si parla di libri, la questione della qualità si muove su due piani paralleli: quello relativo ai contenuti e quello relativo al contenitore dei contenuti. I contenuti sono le storie e le parole, il contenitore è la forma che si dà ai contenuti, l’oggetto libro o il file ebook. La qualità di un libro dovrebbe quindi essere definita dal perfetto incontro dei due piani. Questo perché un libro, non importa se cartaceo o digitale, è fatto da un flusso combinato di parole che si dispongono sulla pagina seguono un progetto, un’idea capace di reggere e svilupparsi e che prende forma sulla base di regole formali, stilistiche, estetiche definite e accettate comunemente.
Considerazioni ovvie? Purtroppo sembra di no. Negli ultimi anni infatti si è fatto sempre più spazio un certo modo di pubblicare libri. In tanti, tra editori e autori indie, sembrano aver accantonato la ricerca della qualità puntando tutto sulla quantità, finendo per proporre ai lettori libri sempre meno curati tanto nella selezione dei contenuti quanto a livello puramente estetico e di leggibilità.
Nella maggior parte dei casi a pregiudicare la qualità delle opere pubblicate sono: l’approssimazione nel cruciale lavoro di produzione (ne parleremo tra pochissimo!), la fretta di vedere i propri titoli nelle librerie fisiche o digitali che siano, l’eccessiva focalizzazione sulla fase di vendita e promozione del libro, quella che dovrebbe essere invece a logica solo l’ultima tappa del cammino editoriale.
Eppure un’attenta analisi dei dati di mercato e delle tendenze degli ultimi anni dovrebbero suggerire esattamente l’opposto: mettere da parte approssimazione e frenesia puntando tutto sulla qualità delle storie e dei loro supporti per emergere senza annaspare in questo mare magnum di titoli e novità editoriali!
Si dovrebbe quindi smettere di dar retta al Bianconiglio e al suo incessante “Presto che è tardi!” e dedicare il giusto tempo e la dovuta attenzione alle varie fasi della pubblicazione. Un libro infatti non è solo scrittura e pubblicazione. Un libro è anche produzione, ovvero quella strada – segnata da varie tappe poste a diversi livelli di competenze – che bisogna percorrere per trasformare un manoscritto in un libro o in un ebook e portarlo, con successo, nelle case dei lettori.
Proprio durante le varie fasi della produzione si va a limare la qualità del contenuto e a strutturare quella del contenitore. Le varie tappe necessarie per ogni prodotto editoriale sono: la revisione del testo con editing e correzione di bozze, la progettazione grafica che spazia dall’impaginazione alla creazione della copertina, la conversione per le pubblicazioni in digitale, e solo infine la pubblicazione, la distribuzione e la promozione.
La produzione non è una cosa che si fa da un giorno all’altro, ci vuole impegno. Questo perché la qualità richiede tempo, mezzi e strumenti appropriati. Se fatta bene, imparando a gestire la voglia e la fretta di pubblicare, ci permetterà di dare la giusta forma al nostro contenuto così da arrivare al lettore senza grossi intoppi.
Piccola nota di chiusura: non solo classifiche di vendita, il 2019 ha portato con sé il ritorno delle care vecchie classifiche di qualità. L’avete notato? Sarà stato solo un caso?